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Mediterraneo, geopolitica e cooperazione: al CIHEAM Bari l’atteso confronto con Lucio Caracciolo 

24 September 2025

Il 19 settembre scorso, nei giardini del CIHEAM Bari, si è svolto l’incontro “Medio Oriente, geopolitica e cooperazione”, promosso dal Limes Club Bari Mediterraneo e moderato dal presidente Niccolò Carnimeo. Al tavolo dei relatori si sono confrontati Biagio Di Terlizzi, neodirettore del CIHEAM Bari, Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes, e Roberto Bellotti, neoeletto rettore dell’Università di Bari.

Lucio Caracciolo ha ricordato che la geopolitica non offre verità assolute, ma strumenti per leggere il mondo: le carte geografiche - ha spiegato - non descrivono mai in modo neutrale la realtà, ma costringono a ragionare e a tradurre in termini concreti i conflitti che plasmano i rapporti internazionali. Da questa prospettiva si inserisce la riflessione sul declino dell’egemonia americana, tema centrale dell’incontro. Gli Stati Uniti - ha sottolineato - restano una potenza militare incontrastata e continuano a controllare i principali snodi marittimi globali, ma hanno perso la capacità di orientare gli altri Paesi senza ricorrere alla forza. È questa la differenza tra potenza ed egemonia: la prima si misura con armi e risorse, la seconda con l’influenza e la credibilità. Proprio qui risiede la fragilità americana, aggravata dalle divisioni interne, dalla polarizzazione politica e dal deterioramento delle istituzioni.

L’Italia, che per decenni ha trovato stabilità sotto l’ombrello statunitense, si trova oggi priva di questo punto di riferimento. In un Mediterraneo sempre più instabile, da cui dipendono commercio ed energia, diventa necessario imparare a pensare con la propria testa e a sviluppare una strategia autonoma. Anche l’Europa, ha osservato Caracciolo, fatica a trovare coesione e ad assumere un ruolo credibile nello scenario globale, mentre altre potenze si muovono con maggiore determinazione. La Cina rivendica la sua grandezza precoloniale, la Russia richiama la tradizione imperiale, la Turchia rilancia l’eredità ottomana. Non esistono più blocchi rigidi come durante la Guerra Fredda, ma relazioni fluide e negoziate di volta in volta. Sullo sfondo, la competizione tecnologica tra Stati Uniti e Cina sembra destinata ad accentuare un divario che l’Europa difficilmente riuscirà a colmare.

Il Mediterraneo, in questo quadro, appare fragile e vulnerabile. L’Italia, priva di accesso diretto agli oceani, dipende dal Canale di Suez e da Bab al-Mandab, passaggi oggi minacciati da conflitti e attacchi che mettono a rischio la sicurezza delle rotte commerciali. Una condizione che rende più urgente ripensare la politica mediterranea e affrontare con lucidità le sfide che ne derivano.

Non è mancato al dibattito un riferimento a Israele, definito da Caracciolo un Paese fragile, la cui scelta di intensificare il conflitto con Hamas rischia di destabilizzare ulteriormente l’intera regione.

Dal piano dell’analisi geopolitica, la discussione si è poi spostata su quello della cooperazione. Di Terlizzi e Bellotti hanno sottolineato il ruolo che istituzioni come il CIHEAM Bari e l’Università di Bari possono giocare nello sviluppo agricolo, nella sicurezza alimentare e nella formazione avanzata, strumenti fondamentali per trasformare le fragilità globali in opportunità di resilienza e crescita sostenibile.

L’incontro si è chiuso con la consapevolezza di un mondo in piena transizione: l’egemonia americana vacilla, l’Europa fatica a trovare una voce unica, le potenze emergenti avanzano. In questo scenario, il Mediterraneo resta un crocevia decisivo, ma esposto a tensioni e rischi. Per l’Italia e per l’Europa la sfida è costruire una strategia autonoma, capace di coniugare sicurezza, sviluppo e dialogo, senza affidarsi più soltanto a vincoli esterni.

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