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Acque reflue in Italia: solo il 2-3% viene riutilizzato, la Spagna arriva al 90%

26 September 2025
“Servono interventi infrastrutturali, culturali e normativi”

In Italia solo il 2-3% delle acque reflue trattate viene riutilizzato, a fronte del 90% in alcune regioni della Spagna. Un ritardo significativo, che non è solo infrastrutturale ma anche culturale e normativo: la mancanza di un quadro tariffario chiaro frena lo sviluppo del riuso, mettendo a rischio la gestione sostenibile della risorsa idrica nei prossimi anni.

A lanciare l’allarme è Mauro Grassi, di One Water, il comitato promotore del primo Forum Euromediterraneo dell’Acqua, in programma a Roma nell’ottobre 2026. Grassi ha presentato i dati nel corso del Tunisia Regional Meeting, sottolineando come il riuso in Italia resti marginale e limitato a poche aree agricole, mentre in regioni come Murcia si arriva a riutilizzare fino al 90% delle acque trattate.

Le barriere non sono solo economiche e tecniche – legate ai costi di trattamento avanzato, distribuzione e stoccaggio – ma anche normative e culturali. Senza un sistema di incentivi stabile e una normativa chiara sulla tariffazione, il potenziale del riuso resta largamente inespresso.

Il riuso è invece una strategia chiave per paesi come Tunisia, Algeria e Marocco, che nei prossimi venti anni puntano a trattare e riutilizzare percentuali elevate di acqua, fino al 50-60% per usi agricoli, civili e industriali.

Il meeting regionale di One Water ha riunito a Tunisi circa quaranta rappresentanti dei governi mediterranei, con l’obiettivo di confrontare le strategie nazionali e le future sfide legate alla gestione dell’acqua.

«Con il Forum Euromediterraneo dell’Acqua vogliamo aprire un dibattito serio e strutturato – ha dichiarato Emilio Ciarlo, presentando l’appuntamento di Roma – mettendo al centro non solo infrastrutture e tecnologie, ma anche governance e regole del gioco. È il momento di superare i ritardi che ci separano dalle esperienze più avanzate».

Secondo Grassi, «il riuso delle acque reflue è una leva strategica per l’agricoltura e la sicurezza alimentare, ma richiede politiche più efficaci. Senza incentivi e senza un quadro tariffario chiaro, rischiamo di frenare l’adozione di una risorsa che può essere decisiva per la sostenibilità ambientale e la competitività delle filiere».

In questo contesto si inserisce il programma Tanit, parte del Piano Mattei, che vede la Tunisia protagonista nello sviluppo di pratiche innovative per il recupero delle acque reflue, a sostegno di un’agricoltura più sostenibile in tutto il Mediterraneo.

«Il progetto Tanit rappresenta un’occasione unica per rafforzare la cooperazione euromediterranea – ha spiegato Biagio Di Terlizzi del CIHEAM Bari – e il CIHEAM Bari avrà un ruolo chiave nella fase di applicazione del programma, favorendo la diffusione di modelli agricoli resilienti e innovativi».

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